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In Italia, una vittoria importante per il riconoscimento dei figli di coppie lesbiche

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Particolarmente commosso, nel commentare la sentenza del tribunale di Padova, è stato il sindaco della città, Sergio Giordani. “Ho sempre agito secondo coscienza e secondo i principi della nostra Costituzione, ha dichiarato il consigliere comunale, le cui dichiarazioni vengono trasmessi da La Repubblica. Sono padre e nonno, e per me era impossibile immaginare che potessero esserci bambini trattati meglio di altri. D’ora in poi spero che il Parlamento possa legiferare per garantire i diritti di queste famiglie”.

Se Sergio Giordani manifesta tanta soddisfazione venata di emozione è perché la sentenza del tribunale di Padova potrebbe rappresentare il punto finale di una battaglia che porta avanti dal 2017. Quell'anno, l'uomo che non era iscritto a nessun partito ma il cui politico sensibilità lo avvicinano al centrosinistra, diventa sindaco della terza città del Veneto e comincia a stabilire gli atti di nascita dei figli delle coppie lesbiche concepite dalla PMA, menzionando entrambi i genitori e non solo la madre biologica.

Ragazzi e ragazze nati attraverso la procreazione medicalmente assistita all’estero – poiché in Italia l’uso della donazione di sperma è accessibile solo alle coppie eterosessuali sterili – che sono stati poi registrati a Padova, una delle città il cui sindaco, approfittando dell’incertezza giuridica, ha acconsentito scrivere in questo modo gli atti di nascita dei figli di coppie omosessuali.

Ma il 15 giugno 2023 un “terremoto” ha sconvolto questa abitudine consolidata. Quel giorno, la Procura di Padova decide di impugnare questi atti di nascita, di mantenere solo la madre biologica come genitore legale. Perchè questa scelta?

In realtà la decisione della Procura di Padova è la conseguenza di una circolare pubblicata dal Ministero dell'Interno, a sua volta basata su una decisione della Corte di Cassazione. Questa circolare chiedeva ai sindaci italiani di non redigere più automaticamente gli atti di nascita dei bambini nati all'estero tramite surrogacy (GPA), cioè grazie a una madre surrogata (GPA essendo illegale in Italia come in Francia). Una richiesta che è stata poi estesa nel marzo 2023 dalla Procura di Milano ai figli concepiti dalla PMA da coppie di donne, come nei casi di Padova.

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