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Costa Concordia: cronaca di un disastro: il naufragio del 2012 raccontato in un documento choc

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Utilizzando numerosi video registrati dai crocieristi e scene girate con il cast, questo documentario di 90 minuti ci riporta alla tragica sera del 13 gennaio 2012, durante la quale 32 persone persero la vita sulla nave capitanata da chi aveva sparato Il nome “Capitano Coward”.

Una tragedia evitabile

Dieci anni fa era l’uomo più odiato d’Italia. E per una buona ragione: è ritenuta, a torto oa ragione, l’unica responsabile del naufragio della Costa Concordia. Condannato a 16 anni di reclusione nel 2017, Francesco Schettino era il capitano della barca quando si schiantò contro uno scoglio il 13 gennaio 2012.

Una collisione causata da una manovra inconsapevole che ha portato la nave pericolosamente vicino all’isola del Giglio nel Mar Mediterraneo, con l’obiettivo di salutare i suoi abitanti, una tradizione marittima chiamata “incinoin italiano.

Il documentario spiega che Francesco Schettino ha voluto accontentare un membro dell’equipaggio, ma anche impressionare la sua amante che si trova sul ponte al momento dei fatti, e un passeggero sprovvisto di biglietto.

Tutto questo potrebbe far sorridere, se le conseguenze non fossero così tragiche. Il film, grazie a trascrizioni e registrazioni, ricostruisce gli ultimi momenti decisivi prima che la Costa Concordia colpisse ad alta velocità uno scoglio. Ma in quel momento, il dramma umano può ancora essere evitato.

La gestione della crisi non è compresa

Solo che, come ricorda il documentario, le decisioni prese dopo la collisione sfidano il buon senso. Convinto della sua capacità di salvare la nave, Francesco Schettino riduce la situazione quando è in contatto con le autorità, perdendo tempo prezioso, durante il quale il panico si diffonde all’intera nave, che non riceve informazioni corrette per non aver preso una decisione dalla nave . Capitano per inviare messaggi.

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Il film è pieno di video ripresi dai passeggeri che riprendono il caos dopo aver indossato frettolosamente i giubbotti di salvataggio. La nave poi ospita più di 4.000 persone che non sanno da che parte andare.

Intanto la Costa Concordia galleggia sull’acqua alla deriva, e finisce per incagliarsi su un banco di sabbia nei pressi dell’Isola del Giglio, dove il disastro prende un’altra piega, mentre la barca inizia gradualmente a prendere il volo, complicando l’evacuazione già ritardata a causa del suddetto stallo .

La nascita del “capitano codardo”

È qui che accade l’impensabile: Francesco Schettino abbandona la nave e si ritrova su una scialuppa di salvataggio come un normale passeggero, mentre a bordo ci sono ancora centinaia di persone.

Il documentario ricostruisce i suoi ormai famigerati scambi telefonici con il comandante in capo del porto di Livorno, che lo scongiura con tutti i mezzi di tornare al suo posto per organizzare l’evacuazione.

Senza successo: Schettino resta salvo, e si guadagnerà il poco appariscente soprannome di “Il Capitano Codardo”, per aver violato l’impegno più famoso della sua professione: “Il Capitano affonda con la sua nave”.

Nella tragedia persero la vita 32 passeggeri, e molti dei sopravvissuti intervistati nel film testimoniano la grande confusione che regnava durante l’evacuazione e anche i pericoli che si dovettero affrontare per uscirne a volte su una barca ribaltabile. Dove tutti più o meno si affannano per un posto sulle scialuppe di salvataggio.

Il documentario dà la parola al pm incaricato del caso e all’avvocato di Schettino per presentare due diverse visioni dei fatti, ma dopo più di dieci anni è chiaro che nessuno capisce le azioni di questo orgoglio ed è chiaro che c’è assolutamente non consapevole della propria responsabilità in questa tragedia.

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