I clienti di Saint-Etienne nella sua pizzeria gli hanno dato il suo soprannome “Rocco” Ma si presentò come Paulo Demetriou. In effetti, questo pizzaiolo segreto che ha sopportato Nel luglio 2021 a progresso (Saint-Etienne ed.), in lode di esso “La cucina italiana è preparata solo con i piatti più freschi e locali”, si chiamava Edgardo Greco. Dal 2006, per la giustizia italiana, è uno di quelli “Super fuggitivi” Ricercato per la sua appartenenza a un’organizzazione criminale di stampo mafioso, nel suo caso la temuta ‘Ndrangheta calabrese.
1:45, mercoledì sera 1Versetto Giovedì 2 febbraio, il suo forno si era appena raffreddato, il 63enne calabrese è stato arrestato dalla polizia giudiziaria locale, dagli investigatori dell’Ufficio centrale per la lotta alla criminalità organizzata (OCLCO) e dai carabinieri giunti appositamente da Cosenza, nel sud Italia. L’operazione, organizzata nel più stretto riserbo, è stata realizzata nell’ambito del progetto I-CAN contro la ‘Ndrangheta, lanciato all’inizio del 2020. Ed ecco il cuoco bloccato con il suo passato criminale: un assassino per uno dei clan più potenti della ‘Ndrangheta, Perna-Pranno.
Prima di ricostruirsi una vita dietro i fornelli delle pizzerie della sua città rifugio, Greco è riuscito a scalare i livelli della gerarchia mafiosa, grazie alle sue azioni forti e al suo talento di rapinatore di banche e trasportatore di denaro. La sua aggressione da parte dei membri del clan Benu Sina lo porta a scegliere da che parte stare. Hanno giurato fedeltà ai loro nemici, Berna Brano, quando lo era “Guerra di mafia” Calabria settentrionale e insanguinata.
“assassino di prigione”
Greco ottiene il suo primo cognome, che è “assassino di prigione”Dagli anni ’80, la sua impresa: un attentato a coltellate nel cortile interno contro il presidente Franco Pino, ai tempi del corteo. Se questa volta manca il bersaglio, guadagna il prestigio del temerario. È stato un doppio assassinio particolarmente sanguinoso che gli è valso la sua reputazione “l’assassino” Senza patemi, ma anche l’inizio del suo inseguimento da parte della Direzione Amministrativa Antimafia (DDA) della Giustizia di Catanzaro, “Capitale” Dalla Calabria settentrionale.
Il 5 gennaio 1991 attira in un pescivendolo di Cosenza due fratelli con voglia di autonomia, Stefano e Giuseppe Bartolomeo. Greco, arrabbiato, li picchia con una spranga di ferro. Il suo lavoro non è ancora finito. Tre anni dopo, ansioso di non lasciare traccia delle sue vittime, l’assassino coscienzioso iniziò a disseppellire i loro corpi per dissolverli nell’acido.
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