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Figura di spicco nel mondo delle idee, al crocevia di sociologia, antropologia ed ecologia, il ricercatore ha teorizzato in particolare l’importanza degli elementi sociali nello sviluppo dei fatti scientifici. È morto domenica all’età di 75 anni.
A gennaio 2020, Rivista letteraria Bruno Latour, insieme ad Alain Badiou, Kwame Anthony Appiah, John Searle, Gayatri Chakravorty Spivak, Jürgen Habermas, Martha Nussbaum, Slavoj Zizek, Charles Taylor e Judith Butler, si è classificato tra i “Dieci filosofi che hanno influenzato il mondo”. Tra i pensatori francesi è senza dubbio colui che, per anni, è stato il più citato, se non “monopolista”, per la difesa delle posizioni più diverse, anche contraddittorie. Il suo pensiero, sviluppato in quasi trenta libri, non può essere riassunto in poche “dissertazioni”, e lui stesso, sociologo, antropologo, filosofo, epistemologo, etnologo ed ecologia politica, non può essere ridotto a una disciplina. In un primo momento, questo passaggio di frontiera gli è valso alcune critiche: era un obiettivo notevole inganno intellettuale Da Alan Sokal e Jean Bricmont, che allo stesso tempo criticavano gli anfibi…
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