Per Jean Pierre Mustier, scuola alla cole polytechnique e alla cole des Mines, classe 1961, la sfida di assicurarsi Unicredit e poi rilanciarla faceva parte del mandato ricevuto dal consiglio di amministrazione della banca che lo aveva richiamato in servizio nel luglio del 2016. Lui, una lunga carriera in Socit Gnrale, era già stato in banca in Piazza Gae Aulenti nel 2011 come responsabile dell’investment banking.
Quattro anni fa, e sembra un secolo. Sono gli anni del disastro della Popolare di Vicenza, la banca travolta da conti e scandali, per la quale Unicredit si era impegnata qualche mese prima a garanzia di un aumento di capitale. Una missione che si era rivelata troppo onerosa anche per la seconda banca italiana. Per questo, all’ultimo momento, l’operazione Atlante, fondo che garantisce il salvataggio di quell’ente. Sono gli anni in cui i requisiti patrimoniali per le banche, richiesti dai principi di Basilea e dalla Vigilanza della BCE, diventano il criterio guida per la solidità degli istituti di credito. È a questo che Mustier dedica gran parte della sua attività iniziale, in un tempo forzatamente breve. A febbraio 2017 si chiude il maxi aumento di capitale da 13 miliardi, il più grande mai realizzato in Italia da una banca. Si vendono sofferenze, cioè prestiti rischiosi (Npl) per un volume di 17 miliardi. La somma delle transazioni superiore alla capitalizzazione di borsa di Unicredit. Settimane in tutto il mondo per convincere gli investitori. Il banchiere francese riesce. Poi i disinvestimenti, da Pioneer ceduti ad Amundi sulla graduale uscita da Fineco e Mediobanca. Operazioni ritenute necessarie per rafforzare la banca. A quel tempo l’armonia con il consiglio era ampia. E anche durante l’implementazione del piano Transform, volto a rendere la banca sempre più digitale e – come ribadisce spesso – al fianco delle aziende. Da francese, spiega che il sistema manifatturiero italiano è più reattivo, pronto a rispondere alla crisi.
Stava per iniziare la fase due per Unicredit, resa possibile dal lavoro svolto da Mustier e dal suo team. Una banca che è stata a lungo una società per azioni, dove nessun azionista può detenere pacchetti a due cifre. Forza, ma anche fragilità quando devi attraversare momenti complessi con onde alte dieci metri. Poi la decisione, ieri, di partire ma concedendo i tempi giusti per un passaggio ordinato. Il suo piano: costruire un gruppo paneuropeo vincente, negli ultimi mesi c’era stato un divario tra lui e il consiglio. Incolmabile. Il mercato ha fatto anche altre scelte. Ora il dossier l: Unicredit aderirà a Mps?