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Crisi energetica: l’Italia scommette sulle prime pale eoliche nel Mediterraneo

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Turbine eoliche installate al largo di Taranto, in Puglia, il 9 marzo.

Foto: AFP/VNA/CVN

Una volta completato, il parco eolico situato in Puglia, il tacco dello stivale italiano, si estenderà davanti al porto di Taranto.

“Questa è una grande opportunità per cambiare opinione sulle rinnovabili”, crede Fabio Matacchiera, che si batte per la difesa dell’ambiente in questa città.

La crisi in Ucraina ha portato l’Unione Europea a impegnarsi a ridurre drasticamente la propria dipendenza dal gas russo, in particolare accelerando la produzione di energie rinnovabili.

La penisola è uno dei maggiori consumatori di gas d’Europa, che attualmente rappresenta il 42% del suo consumo energetico. Importa il 95% del gas, di cui il 45% dalla Russia.

Da “gli investimenti accelerati nelle energie rinnovabili (…) restano l’unica strategia a lungo termine”ha sottolineato il presidente del consiglio, Mario Draghi, la scorsa settimana in Parlamento.

Il governo italiano ha dato il via libera a sei nuovi parchi eolici onshore, dalla Sardegna alla Basilicata (Sud), impegnandosi a sbloccare “diverse decine di gigawatt di energia eolica offshore”.

I progetti offshore sono più complessi. La profondità media delle acque del Mediterraneo è molto maggiore che in altre regioni come il Mare del Nord, rendendo più complesse e costose le installazioni ancorate al fondale.

Il Mediterraneo è anche un mare ad alta densità di traffico, pur essendo il più sensibile d’Europa ai cambiamenti climatici.

“Riduci scartoffie”

L’invenzione delle turbine galleggianti, tuttavia, ne accrebbe il potenziale. La Francia ha appena indetto la prima gara d’appalto per un parco eolico offshore galleggiante e anche altri paesi del Mediterraneo come Grecia e Spagna lo stanno prendendo in considerazione, secondo l’associazione WindEurope.

Una volta completato, il parco del Beleolico di Taranto disporrà di dieci turbine in grado di alimentare 21.000 abitazioni.

Renexia, la società che gestisce il parco, ha nei suoi box anche un progetto per un parco galleggiante di 190 turbine al largo delle coste siciliane, che potrebbe fornire energia a 3,4 milioni di famiglie e creare centinaia di posti di lavoro.




Elementi di torri eoliche in attesa di montaggio a Taranto, Puglia, il 10 marzo.

Foto: AFP/VNA/CVN

Alcuni temono che questo progetto possa rovinare il paesaggio, ma l’amministratore delegato di Renexia, Riccardo Toto, ha assicurato che le turbine sarebbero “praticamente invisibile” dalla costa.

Il Ministero italiano per la transizione ecologica ha ricevuto 64 manifestazioni di interesse per i parchi eolici offshore, ma il numero di progetti è stato stroncato sul nascere, secondo WindEurope.

Ad esempio, ci sono voluti 14 anni per portare a compimento il progetto Beleolico, che dovrebbe finalmente essere operativo entro maggio.

Interrogato dall’Afp, il responsabile di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, considera “assurdi” questi ritardi. “Alcuni progetti vengono autorizzati dopo 6-7 anni, mentre la tecnologia cambia di anno in anno, con il rischio che i parchi vengano autorizzati quando sono già superati”.

Mario Draghi ha assicurato che il suo governo “lavora per snellire le procedure, ridurre le pratiche burocratiche e accelerare gli investimenti”.

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