sabato, Novembre 23, 2024
ScienzaDepressione maggiore: prima una donna curata con un trapianto di cervello

Depressione maggiore: prima una donna curata con un trapianto di cervello

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Potrebbe essere una rivoluzione nel campo della psichiatria. I ricercatori dell’Università della California-San Francisco (USA) hanno sviluppato un impianto cerebrale per combattere i casi più gravi di depressione.

Secondo i loro risultati, il dispositivo ha avuto effetti benefici su un paziente di 36 anni con depressione refrattaria, in altre parole, refrattaria al trattamento. Un fenomeno che colpisce dal 15 al 30% delle persone con questo disturbo.

L’impianto, che è destinato a completare il trattamento e la cura personale, dovrebbe essere il primo del suo genere a mostrare risultati positivi. I precedenti tentativi di terapia cerebrale sono già falliti.

I ricercatori hanno notato che questa nuova tecnologia è caratterizzata dall’uso di diverse stimolazioni del cervello. Questa volta con risultati convincenti.

Trattamento in due fasi

Concretamente, questo trattamento viene effettuato in due fasi. Il primo è registrare le onde cerebrali di un paziente per identificare i biomarcatori, una sostanza chimica nel corpo che può diagnosticare o seguire il decorso di una malattia. Consente ai ricercatori di mappare il modello cerebrale di un paziente e determinare dove si verificano i sintomi della depressione. Da questa analisi si può risalire al follow-up personale del paziente.

Il secondo passaggio consiste nel posizionare l’impianto e metterlo in relazione con i segni vitali. Il ciclo della depressione del paziente, associato al trapianto, forma un circuito chiuso.

Secondo questo processo, la motivazione è soggettiva. Ricercatori universitari California San Francisco Cerca di identificare e quindi modificare il circuito della depressione nel cervello per ogni paziente, in modo appropriato.

Tuttavia, sebbene questa tecnologia possa essere promettente, è ancora agli inizi ed è stata testata solo su un paziente.

Così, altri pazienti sono stati reclutati per approfondire l’esperimento. I ricercatori stanno anche studiando se i circuiti depressivi di una persona possono cambiare nel tempo.

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