domenica, Novembre 24, 2024
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Rossini Opera Festival a Pesaro, Italia: il meglio di Rossini

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ERAVAMO LÀ Ogni estate c’è un festival interamente dedicato a Gioachino Rossini a Pesaro, da dove è originario. Abbiamo applaudito Karine Deshayes in Elisabetta regina d’Inghilterra.

A Pesaro tutto passa nel nome di Rossini! Il centro commerciale, la via principale, la pizza, il teatro ovviamente e ovviamente il festival! Vale a dire se la città natale del compositore italiano venera il suo eroe. Ogni estate vi vengono rappresentate tre o quattro delle 39 opere del maestro. Se conosciamo il Barbiere di Siviglia o il Cenerentola, il repertorio rossiniano contiene molte altre pepite che meritano di essere meglio conosciute dal grande pubblico. È questo il compito a cui sta lavorando il francese Olivier Descotes da quando tre anni fa ha preso le redini del Rossini Opera Festival.

Lo testimonia il programma dell’edizione 2021. Abbiamo così dato Signor Bruschino, una simpatica farsa della durata di 1h30 nel superbo teatrino del centro cittadino che è, con i suoi quaranta palchi, una sorta di Scala in miniatura. Per motivi di distanziamento sociale, i circa 300 posti sul pavimento non erano accessibili al pubblico; e abbiamo colto l’occasione per installare l’orchestra, troppo angusta nella fossa. Questo lavoro senza coro, messo in scena dal tandem del Quebec Renaud Doucet e André Barbe, dà il posto d’onore all’interpretazione di cantanti che, come in un vaudeville, si divertono a interpretare i loro ruoli cantando perfettamente. Un altro spettacolo dato al Teatro Rossini, Il viaggio a Reims in una produzione nata vent’anni fa che il pubblico ancora apprezza. È un’opportunità per i giovani cantanti, dopo una residenza lì, di affrontare il palco, alcuni per la prima volta.

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A causa della mancanza di spazio, il festival viene esportato in uno stadio coperto nel mezzo di un’area commerciale poco poetica. Fortunatamente i tecnici riescono a ricreare in questa Arena l’atmosfera e l’acustica di un vero teatrino, che ha permesso loro di non aggiungere suoni alle opere. Abbiamo visto l’abbagliante Karine Deshayes in Elisabetta, regina d’Inghilterra, come un Rossini convinto e convincente. Infine, l’ultimo lavoro del programma di quest’anno, Mosè e il Faraone, insieme a un libretto in francese, la cui prima avvenne all’Opéra di Parigi nel 1827. Una rarità.

Fino al 22 agosto

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