Ci sono quelli che non ci aspettavamo e quelli che non ci aspettavamo più. Quelli che non ci aspettavamo troppo e quelli che non ci saremmo mai aspettati. Dopo un mese di competizione, l’Euro ha consegnato un nuovo ordine continentale e alla fine del caos, solo l’Inghilterra ha finalmente preso il suo posto. I favoriti sono esplosi in volo, le star sono rimaste senza fiato e le vecchie glorie danneggiate da anni di peregrinazioni hanno ritrovato fascino reinventandosi (Italia) o riappropriandosi del proprio DNA (Spagna). In breve, non è successo quasi nulla come previsto. Ci aspettavamo Mbappé, De Bruyne e Kimmich, avevamo Chiesa, Shaw e Maehle.
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Ad eccezione dell’Inghilterra, quindi, gli eroi della Russia erano in ginocchio. A cominciare dalla Francia, mai veramente nel suo torneo dopo la lezione inflitta ai tedeschi proprio all’inizio della competizione. Più in generale, gli ultimi due campioni del mondo, il campione europeo in carica e il finalista del Mondiale 2018 non hanno superato l’8° posto. Al contrario, l’Italia, unico calibro molto grande assente in Russia, ha calcato la concorrenza in un curioso affronto che dice tutto su quest’anno calcistico che ha scosso molte certezze (Lille campione di Francia, Chelsea vincitore della Champions League ecc. ), anche se, alla fine, solo la Danimarca ha superato in termini di status.
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La nostra tipica squadra europea
La vittoria delle intenzioni sul controllo
Come la Spagna, la Nazionale è arrivata dove ci si aspettava in pochi anni. La ricostruzione avviata da Roberto Mancini e Luis Enrique con giocatori molto giovani o al di sotto degli standard stabiliti da queste due selezioni è già un successo. Hanno una cosa in comune: il gioco. La Roja è tornata alle origini portato dal talento di un Pedri che è già scivolato nei panni di Andres Iniesta. D’altra parte, è una piccola rivoluzione per l’Italia, nazione del catenaccio, legare la sua salvezza all’audacia e perfino, a volte, allo squilibrio.
Italia, campione d’Europa 2021
Credito: Getty Images
Ovviamente la tripletta Donnarumma – Chiellini – Bonucci ha ricordato che la Nazionale non vince mai senza un grande portiere e una solida cerniera. Ma questa volta era più di questo. Il trionfo dell’Italia è la vittoria della partita che i notevoli percorsi di Danimarca e Spagna non fanno che rafforzare. La vittoria delle intenzioni più che del controllo, nervo più che del controllo in un ribaltamento di valori abbastanza netto a tre anni dall’incoronazione chirurgica dei Blues a Mosca.
Parentesi irragionevole o mondo dopo?
Di fronte ad armate più tagliate a brillare per il loro sfarzo ma limitate dalle ambizioni (Portogallo) o dalla procrastinazione (Francia) del loro allenatore o prese in dirittura d’arrivo dal peso del loro passato (Inghilterra), l’Italia ha fatto con i mezzi mano, molto più limitata individualmente, ma arricchita da un piano di gioco coerente e da una squadra unita. Presa dai calcoli della finale, l’Inghilterra ha finito per piegarsi alla generosità di un’Italia che ha sofferto dall’8° posto fino ai rigori di Wembley ma non si è mai tirata indietro.
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Proprio come il corso caotico dei campioni d’Europa (overtime all’8°, tiri in porta a metà e finale), nessuno ha davvero sorvolato i dibattiti. Sì, la squadra migliore, o l’idea che ce l’abbiamo, ha finito per piantare la sua bandiera a Wembley, ma l’Italia installerà una dinastia per gli anni a venire? O questo euro è solo una parentesi irragionevole dopo un anno senza coda né testa? Il mondo dopo non ha molto a che fare con il mondo prima. Se anche l’Italia inizia a giocare, il Mondiale 2022 potrebbe ancora sorprenderci…
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