Il sindacato agricolo italiano Confagricoltura lunedì ha chiesto aiuto alle banche per sostenere gli agricoltori che da ottobre hanno dovuto macellare 18 milioni di uccelli per arginare un’epidemia di influenza aviaria.
Finora sono stati individuati 308 focolai, principalmente in grandi allevamenti tradizionali in Lombardia e Veneto, nel nord del Paese. Pochi casi sono stati registrati tra gli uccelli selvatici e ornamentali.
Gli allevamenti italiani sono i più colpiti in Europa: per confronto, sono stati registrati 167 focolai negli allevamenti in Francia, 111 in Ungheria, 77 in Polonia e 51 in Germania, secondo l’Istituto pilota di zooprofilassi del Veneto.
Ciononostante, l’epidemia è quasi repressa in Italia, come conferma questo istituto, che da inizio anno ha registrato solo decine di nuovi focolai su tutto il territorio, ma il danno economico è rilevante.
Gli allevatori italiani hanno macellato 18 milioni di capi dall’inizio dell’epidemia a metà ottobre, per lo più tacchini, ma anche galline ovaiole.
“La situazione economica e finanziaria di molte aziende agricole è diventata inaccettabile. Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansante ha affermato in un comunicato che il settore avicolo sta attraversando un periodo molto critico.
Le banche sono tenute a sospendere i prestiti in essere e rinegoziare i prestiti esistenti.
Da parte sua, il governo ha indicato che cercherà fondi europei di aiuto per risarcire gli allevatori “colpiti dalle restrizioni alla circolazione di animali e uova” negli ultimi mesi (produzione interrotta, mercati chiusi all’esportazione, ecc.).
L’allevamento avicolo italiano conta 18.000 allevamenti, di cui 6.000 allevamenti professionali, che danno lavoro a 38.000 persone per un valore di 4,1 miliardi di euro nel 2021.
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